Il linguaggio del cane
Prima di parlare dell'educazione del carlino, è fondamentale sapere come comunicare con lui.
Il cane utilizza una serie di segnali diversi, quelli vocali come guaire, per esprimere la sua sofferenza, abbaiare, per segnalare che c'è un intruso per richiamare la nostra attenzione, ringhiare, per mostrare il suo stato aggressivo nei confronti di animali o persone. Il cane usa i messaggi acustici anche per comunicare a notevole distanza; un classico esempio è quando nel bel mezzo della notte si scatenano cori di cani sparsi nel vicinato, che molto probabilmente si segnalano l'un l'altro che si è sentito un rumore sospetto, o che sta passando qualcuno davanti ad una casa; lo scopo è segnalare un pericolo al gruppo, in maniera che si possa preparare alla difesa. Altri sono i messaggi che il cane trasmette a voce e diversi in funzione del tipo di voce utilizzato: il cucciolo segnala alla mamma, con lamentosi guaiti, che ha freddo, fame o bisognoso di cure; l'adulto segnala al compagno abbaiando un pericolo o una preda; il maschio segnala alla femmina con una varietà di suoni il proprio ardore amoroso.
Il linguaggio del cane
Prima di parlare dell'educazione del carlino, è fondamentale sapere come comunicare con lui.
Il cane utilizza una serie di segnali diversi, quelli vocali come guaire, per esprimere la sua sofferenza, abbaiare, per segnalare che c'è un intruso per richiamare la nostra attenzione, ringhiare, per mostrare il suo stato aggressivo nei confronti di animali o persone. Il cane usa i messaggi acustici anche per comunicare a notevole distanza; un classico esempio è quando nel bel mezzo della notte si scatenano cori di cani sparsi nel vicinato, che molto probabilmente si segnalano l'un l'altro che si è sentito un rumore sospetto, o che sta passando qualcuno davanti ad una casa; lo scopo è segnalare un pericolo al gruppo, in maniera che si possa preparare alla difesa. Altri sono i messaggi che il cane trasmette a voce e diversi in funzione del tipo di voce utilizzato: il cucciolo segnala alla mamma, con lamentosi guaiti, che ha freddo, fame o bisognoso di cure; l'adulto segnala al compagno abbaiando un pericolo o una preda; il maschio segnala alla femmina con una varietà di suoni il proprio ardore amoroso.
Segnali visivi: il cane usa varie parti del suo corpo per lanciare dei messaggi, come abbassare le zampe anteriori, per invitare al gioco, tenere la coda e le orecchie abbassate, per mostrare il proprio stato di timore, rizzare il pelo quando si trova in uno stato di allerta, scodinzolare per esprimere uno stato di contentezza, ecc. Le espressioni del muso ovvero la mimica facciale che nel carlino è molto spiccata, è fondamentale nel linguaggio del cane. Le diverse posizioni delle orecchie, insieme a quelle delle labbra, ci possono rivelare le intenzioni del cane. Ad esempio : sguardo fisso, unito a un brontolio sordo e da un rizzarsi del pelo sono segnali di minaccia. Sguardo abbassato e sfuggente indica timidezza o paura. Sguardo assente e scarsa reazione ai segnali che gli trasmettiamo possono indicare qualcosa che non va a livello organico ecc.
Comunicare con il cane con le parole
Molti proprietari di carlini sostengono che il proprio cane capisca letteralmente il significato delle parole, la scienza non ha ancora dimostrato che questo fenomeno sia vero oppure no; l'unica cosa certa è in realtà, che il cane impara ad associare un certo nostro segnale a un suo comportamento e successivamente a una nostra risposta a questo: per esempio può associare la parola "vieni" all'atto di avvicinarsi a noi e al fatto di riceverne in premio un bocconcino prelibato; alla parola "seduto" al sedersi davanti a noi per ricevere subito dopo una carezza accompagnata da un "bravo", oppure la parola "via!" al suo tentativo di salire sul divano, seguita da un "no!" secco di disapprovazione ecc. Attraverso queste associazione il carlino impara che c'è relazione tra un certo segnale acustico, il suo comportamento di risposta e ciò che ne consegue, sopratutto se si tratta di un premio. La parola-segnale corrispondente a ogni messaggio che vogliamo trasmettergli può essere di qualsiasi tipo, l'importante è che per ogni messaggio venga usata sempre la stessa parola, altrimenti il nostro carlino andrà in confusione e non potremo aspettarci che ubbidisca a segnali diversi che vogliono però indicare la stessa cosa!!
Il linguaggio del cane
Prima di parlare dell'educazione del carlino, è fondamentale sapere come comunicare con lui.
Il cane utilizza una serie di segnali diversi, quelli vocali come guaire, per esprimere la sua sofferenza, abbaiare, per segnalare che c'è un intruso per richiamare la nostra attenzione, ringhiare, per mostrare il suo stato aggressivo nei confronti di animali o persone. Il cane usa i messaggi acustici anche per comunicare a notevole distanza; un classico esempio è quando nel bel mezzo della notte si scatenano cori di cani sparsi nel vicinato, che molto probabilmente si segnalano l'un l'altro che si è sentito un rumore sospetto, o che sta passando qualcuno davanti ad una casa; lo scopo è segnalare un pericolo al gruppo, in maniera che si possa preparare alla difesa. Altri sono i messaggi che il cane trasmette a voce e diversi in funzione del tipo di voce utilizzato: il cucciolo segnala alla mamma, con lamentosi guaiti, che ha freddo, fame o bisognoso di cure; l'adulto segnala al compagno abbaiando un pericolo o una preda; il maschio segnala alla femmina con una varietà di suoni il proprio ardore amoroso.
Segnali visivi: il cane usa varie parti del suo corpo per lanciare dei messaggi, come abbassare le zampe anteriori, per invitare al gioco, tenere la coda e le orecchie abbassate, per mostrare il proprio stato di timore, rizzare il pelo quando si trova in uno stato di allerta, scodinzolare per esprimere uno stato di contentezza, ecc. Le espressioni del muso ovvero la mimica facciale che nel carlino è molto spiccata, è fondamentale nel linguaggio del cane. Le diverse posizioni delle orecchie, insieme a quelle delle labbra, ci possono rivelare le intenzioni del cane. Ad esempio : sguardo fisso, unito a un brontolio sordo e da un rizzarsi del pelo sono segnali di minaccia. Sguardo abbassato e sfuggente indica timidezza o paura. Sguardo assente e scarsa reazione ai segnali che gli trasmettiamo possono indicare qualcosa che non va a livello organico ecc.
Comunicare con il cane con le parole
Molti proprietari di carlini sostengono che il proprio cane capisca letteralmente il significato delle parole, la scienza non ha ancora dimostrato che questo fenomeno sia vero oppure no; l'unica cosa certa è in realtà, che il cane impara ad associare un certo nostro segnale a un suo comportamento e successivamente a una nostra risposta a questo: per esempio può associare la parola "vieni" all'atto di avvicinarsi a noi e al fatto di riceverne in premio un bocconcino prelibato; alla parola "seduto" al sedersi davanti a noi per ricevere subito dopo una carezza accompagnata da un "bravo", oppure la parola "via!" al suo tentativo di salire sul divano, seguita da un "no!" secco di disapprovazione ecc. Attraverso queste associazione il carlino impara che c'è relazione tra un certo segnale acustico, il suo comportamento di risposta e ciò che ne consegue, sopratutto se si tratta di un premio. La parola-segnale corrispondente a ogni messaggio che vogliamo trasmettergli può essere di qualsiasi tipo, l'importante è che per ogni messaggio venga usata sempre la stessa parola, altrimenti il nostro carlino andrà in confusione e non potremo aspettarci che ubbidisca a segnali diversi che vogliono però indicare la stessa cosa!!
Segnali olfattivi, trasmessi con l'emissione di urina, di feci, saliva e da ghiandole apposite. Specialmente se abbiamo un pug maschio avremo notato che durante la passeggiata quotidiana, o se ci rechiamo in un ambiente non abituale, il nostro carlino "marcherà"con la sua urina, tutto ciò che è in posizione "verticale", per indicare il proprio territorio. In questo modo il nostro cane segnala agli altri cani che quel luogo è suo, e di conseguenza anche tutte le femmine disponibili ad accoppiarsi sono sue. Oppure nei periodi di calore vengono emessi i ferormoni, secrezioni con un odore particolare che indica la disponibilità all'accoppiamento. Tutti questi segnali combinati tra di loro creano una sorta di linguaggio
La scala gerarchica
I comportamenti del carlino sono determinati oltre che dal patrimonio genetico ereditato, anche dall'ambiente in cui vive, da quando è cucciolo fino all'età adulta. Quindi per impostare una corretta educazione al fine di ottenere un animale equilibrato e non "nevrotico", è importante iniziare a comunicare con lui da quando è cucciolo, perchè come per gli umani, è sopratutto nel primo periodo di vita che ha la massima capacità di apprendimento.
All'origine, il cane è un animale che vive dentro un branco gerarchizzato. Dove ogni componente ha il suo ruolo, e dove esiste un capo branco che domina sull'intera gerarchia. Per il cucciolo quindi il branco diventa la vostra famiglia.
E' importantissimo che il vostro cucciolo pug trovi rapidamente e naturalmente il suo posto gerarchico. Nella popolazione canina tutti i rapporti sociali sono gerarchizzati; esistono soltanto dei dominanti, o dei sottomessi; il rapporto d'uguaglianza non esiste. Se il capo non siete voi, lo sarà quindi il cane, con tutti i rischi che questo implica! L'errore da non commettere è di dare l'illusione al cane di essere il capo, si giungerebbe ad una situazione pericolosa per tutti. Il cane deve passare dopo i membri della famiglia; bisogna farglielo capire con qualche accorgimento: I premi: carezze, ghiottonerie... sono concesse sulla decisione del padrone e non su richiesta del carlino, evitate i giochi eccitanti e soprattuto, evitate di essere il perdente.
Il cibo: I padroni mangiano prima del carlino; non dare niente mentre mangiate voi. Il cane dispone di una ciotala e del suo cibo, non ha accesso ai vostri alimenti. Il pug deve accettare senza ringhiare che il suo padrone gli riprenda la sua ciotola o il suo osso.Il controllo dell'ambiente: impedire al cane l'accesso alle stanze da letto; deve avere un posto suo, soltanto suo. Se il pug ha il diritto di salire sul divano, deve scendere subito a richiesta. Mai lasciare che il cane si appropri del vostro posto! Quell'instinto di proprietà può fare sorgere gravi problemi. Nel caso in cui il carlino abbia la propensione ad essere troppo dominante: Toglietegli la ciotola 15 minuti dopo avergli dato il suo cibo (mangiare lentamente, davanti agli altri membri del branco è una prerogativa di dominanza; non bisogna accettarlo!).
Quando entrate o uscite da una porta, obbligatelo a passare dietro di voi.
Siate inflessibile! Mai darsi vinti! Dovete avere sempre l'ultima parola.
Il carlino ama:
All'origine, il cane è un animale che vive dentro un branco gerarchizzato. Dove ogni componente ha il suo ruolo, e dove esiste un capo branco che domina sull'intera gerarchia. Per il cucciolo quindi il branco diventa la vostra famiglia.
E' importantissimo che il vostro cucciolo pug trovi rapidamente e naturalmente il suo posto gerarchico. Nella popolazione canina tutti i rapporti sociali sono gerarchizzati; esistono soltanto dei dominanti, o dei sottomessi; il rapporto d'uguaglianza non esiste. Se il capo non siete voi, lo sarà quindi il cane, con tutti i rischi che questo implica! L'errore da non commettere è di dare l'illusione al cane di essere il capo, si giungerebbe ad una situazione pericolosa per tutti. Il cane deve passare dopo i membri della famiglia; bisogna farglielo capire con qualche accorgimento: I premi: carezze, ghiottonerie... sono concesse sulla decisione del padrone e non su richiesta del carlino, evitate i giochi eccitanti e soprattuto, evitate di essere il perdente.
Il cibo: I padroni mangiano prima del carlino; non dare niente mentre mangiate voi. Il cane dispone di una ciotala e del suo cibo, non ha accesso ai vostri alimenti. Il pug deve accettare senza ringhiare che il suo padrone gli riprenda la sua ciotola o il suo osso.Il controllo dell'ambiente: impedire al cane l'accesso alle stanze da letto; deve avere un posto suo, soltanto suo. Se il pug ha il diritto di salire sul divano, deve scendere subito a richiesta. Mai lasciare che il cane si appropri del vostro posto! Quell'instinto di proprietà può fare sorgere gravi problemi. Nel caso in cui il carlino abbia la propensione ad essere troppo dominante: Toglietegli la ciotola 15 minuti dopo avergli dato il suo cibo (mangiare lentamente, davanti agli altri membri del branco è una prerogativa di dominanza; non bisogna accettarlo!).
Quando entrate o uscite da una porta, obbligatelo a passare dietro di voi.
Siate inflessibile! Mai darsi vinti! Dovete avere sempre l'ultima parola.
Il carlino ama:
Pongono l'amore talmente in cima al loro modo di essere che molto spesso esprimono felicità nel salutare perfino coloro che li abbiano maltrattati. I carlini privati di affetto e stimoli sociali, sviluppano spesso caratteri duri e scontrosi, manifestando forti difficoltà di relazione con gli altri.
E' quindi chiaro che per avere un buon rapporto con un pug è necessario trasmettergli la felicità che deriva dallo stare con lui; i carlini devono sentire il gusto di vivere in branco, il più possibile vicino ai loro compagni, amano la vicinanza, il contatto fisico, la comunicazione. Un pug tenuto ai margini della vita familiare, ignorato o trascurato può sviluppare comportamenti negativi e certamente non sarà felice: l'idea che il cane debba fare il cane sulla quale molti si basano per tenerlo sempre fuori casa, magari al gelo, o chiuso in un recinto è quanto di più sbagliato si possa fare.
La loro vita ideale è quella che li veda sempre a stretto contatto con il proprio branco-famiglia e non dobbiamo mai dimenticare che le separazioni, anche brevi, non sono mai piacevoli, perché vanno contro l'istinto canino di rimanere sempre uniti ai propri compagni.
In ogni caso, tenere il proprio cane vicino a sé non significa viziarlo bensì, semplicemente, andare incontro al suo istinto. Però il confine fra l'assecondare la sua natura e lo scivolamento negli errori di educazione è labile e può essere facilmente superato: infatti, purtroppo, sbaglia anche chi esagera nell'assecondare troppo il proprio carlino fino a permettergli di tutto.